Teatro Anagogico

Perché “fare” teatro anagogico ?


A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento. 
Ai pazzi per amore, ai visionari, 
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno. 
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. 
Ai folli veri o presunti. 
Agli uomini di cuore, 
[… ]
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, 
ancora si sente invincibile. 
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
[… ] 
A tutti i cavalieri erranti. 
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene… a tutti i teatranti. 
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte

Perché fate teatro anagogico? Ci è stato detto: “Non è meglio un normale corso teatrale? Non è meglio scegliere testi un po’ meno impegnativi, ed usare il teatro per divertirsi?”
Il teatro anagogico nasce dall’esperienza dei laboratori dell’associazione Anagogia ispirati dall’incontro di Eduardo Ciampi, Claudio C. Belinfanti e Antonino Anzaldi con la dottoressa Cinzia Arces: 
“Conducevo laboratori di teatro terapia, mentre Eduardo Ciampi , appassionato studioso di Shakespeare, aveva già pubblicato alcuni saggi su una lettura “altra” del grande bardo. Ci siamo incontrati tutti più volte,anche con Claudio e Antonino, dialogando sui temi del teatro e su la possibilità di una lettura anagogica (ovvero del sovrasenso) dei testi classici. Trovammo un punto in comune, una linea di confine dove le nostre ricerche e competenze si incontravano e potevano collaborare: la dimensione simbolica, la parola agita e percepita come simbolo. Il primo anno fu dedicato all' “Amleto” di Shakespeare ed in seguito lavorammo anche su “La tempesta.” Nel corso di questi anni i due approcci disciplinari sono andati sempre più integrandosi fino a dare vita a quello che, presuntuosamente, abbiamo chiamato “Teatro Anagogico” e che è tuttora in continua maturazione.” (C.Arces)
In una certa misura anche la presente opera nuova di Eduardo Ciampi è stata influenzata e provocata da questo percorso condiviso.

"Vieni siediti, non ti agitare. Non te ne andrai finché non ti avrò messo 
davanti allo specchio in cui guardare la parte più intima di te stesso." 
Amleto Atto III

Uno degli assunti di base del Teatro Anagogico, è stato il riconoscere l'essere umano ontologicamente dotato delle qualità necessarie per guardare ai problemi quotidiani-filosofici-esistenziali come segni sempre significati e sananti, oltre il non senso della sconfitta e dell’inadeguatezza. Dotato della capacità di trovare in sé risposte. Capace di utilizzare lo sguardo dell’altro per rispecchiarsi in profondità. 
L’uomo come animale simbolico e relazionale oltre che razionale. Questa esperienza risponde al nostro desiderio di ricerca di senso e alla necessità di acquisire piena consapevolezza delle nostre risorse interiori : il teatro come gioco e mistero. 
Nel medioevo inglese le rappresentazioni sacre che diedero poi vita al teatro moderno erano definite "mystery plays", e il termine mystery, è inteso sia come "mistero" che "ministero" e fu poi riferito ai mestieri stessi delle confraternite o corporazioni che organizzavano gli spettacoli . 
Nella lingua inglese tale riferimento non compare più, ma l’italiano ed il francese hanno conservato tale senso con le parole ‘mestiere’ e ‘métier’. Mentre ‘play’ indica sia il giocare che il rappresentare.
Questa modalità di “fare teatro” insieme, rileggendo anagogicamente i classici, permette di intravedere e assaporare la prospettiva di un destino ulteriore, oltre il visibile e il temporale. L’arte quindi, non come mero divertimento e distrazione, ma via per riappropriarsi di sé, tramite il confronto e l’ascolto degli altri , volta a riaprire e orientare i sensi interiori al totalmente Altro. Il teatro può offrire questa opportunità a coloro che vi si avvicinano con tale disposizione interiore. 
La dimensione gioiosa e ricreativa di questo “agire” è legata al gioco, a quel gioco dal vivo come quando da piccoli si diceva: "facciamo che io ero e tu eri…" Quel gioco che si rivela come reale rappresentazione dell’esistenza, e ci svela qualcosa su noi stessi e del senso ultimo del vivere. 
A noi interessa che il teatro, così come ogni autentica arte, abbia principalmente questa funzione, quella sua originaria: il raccontare e il raccogliere storie dell'anima in grado di scuoterla e riscattarla ricollegandola alla sua origine.
Anagogia