domenica 10 marzo 2024

RECITO DUNQUE SONO?... con le Stelle e con gli Arcani

 


Camilian Demetrescu DACICA

 


SABATO 16  MARZO 2024 ORE 11 

APPUNTAMENTO ALL’INGRESSO DI PALAZZO MASSIMO Largo di Villa Peretti, 2 ROMA (stazione Termini)- confermare presenza su associazioneanagogia@gmail.com 
 
La mostra “Camilian Demetrescu – DACICA” a cura di Cornelia Bujin è inserita nella mostra “DACIA – L’ultima frontiera della romanità” (21 novembre 2023 - 21 aprile 2024) presso il Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, esposizione di reperti archeologici della Romania che abbraccia oltre millecinquecento anni, di storia dall’VIII sec. a.C. all’VIII sec. d.C. L’opera artistica di Camilian Demetrescu è intrinsecamente legata alla sua terra, ma oltrepassa il tempo storico, lineare e cronologico, verso una dimensione “Cosmica” e “Mitica”. Le sue sculture ricercano il segno di “un antico tessuto” nella tradizione romena . Tredici sono le opere esposte dedicate ed ispirate al tema della mitologia dacica, di cui dieci al primo piano di Palazzo Massimo mentre le due Maschere di Zalmoxis dedicate al dio dei Daci, sono presenti una alle Terme di Diocleziano nella mostra “DACIA – L’ultima frontiera della romanità ed una alla GNAM

Sono “icone-simboli” che alludono al dio dei Daci Zalmoxis, come la Maschera di Zalmoxis, Dacica, Dor – che in romeno indica “nostalgia di un amore lontano” Il legno di queste sculture evoca la terra e la tecnica di realizzazione rimanda alla costruzione degli strumenti musicali.

La nostalgia di un amore lontano


“Modellavo le forme con fogli sottili di legno, in sagome sinuose che io chiamavo Conchiglie, fermate su un pannello parietale o sospese in aria. Oggetti intermediari tra pittura e scultura che respiravano lo spazio con voluttà, rasserenando le pareti su cui erano esposti.”

Dalla Biennale di Venezia del 1970 al Festival di Spoleto, queste opere rappresentano la testimonianza di una ricerca che Demetrescu stesso così definì : 
“sentivo di partecipare ad una specie di yoga della materia che trascendeva la logica delle forme convenzionali. Questa metafisica della scultura mi attirava senza rendermi conto quanto in essa fosse puro gioco formale e quanto autentica spiritualità.”

ANAGOGIA APS - ARTE LINGUAGGIO COMUNICAZIONE PER LA PROMOZIONE DELL’ ALTRO

sabato 3 febbraio 2024

Il motivo per cui scrivo. Pagine di critica letteraria - Quaderni di Anagogia "Sulla linea di confine"- collana Contemplata aliis tradere (n.6)



GEORGE ORWELL: Il motivo per cui scrivo. Pagine di critica letteraria
a cura di Eduardo Ciampi e Carmine Migliaccio
Edizioni Discendo Agitur, 2023 

Coloro che hanno conosciuto George Orwell attraverso il celebre romanzo distopico 1984, l’efficace fiaba allegorica La fattoria degli animali, per gli altri romanzi di critica e lotta sociale in difesa del lavoratore, o per la sua sempre acuta produzione saggistica – svolta soprattutto durante e dopo la seconda guerra mondiale – rimarranno leggermente spiazzati da questa proposta editoriale: una raccolta di sue pagine di critica letteraria.

Peraltro, la scelta degli scritti critici di Orwell è stata volutamente limitata ai soli autori d’area anglosassone, per poter provare a cogliere una certa sua visione d’insieme sulla letteratura in lingua inglese. La stessa organizzazione cronologica degli autori trattati vuole suggerire un piccolo percorso – parziale e assai relativo – della storia della letteratura inglese nei commenti di un grande scrittore del XX secolo.

Eppure tra le riflessioni del grande scrittore britannico emergono temi a lui cari, già sviluppati nei suoi romanzi o nei saggi: utopia e distopia, individuate nella originale versione ante-litteram de I Viaggi di Gulliver di Johnatan Swift, scrittore irlandese del XVIII secolo; sensibilizzazione alla tutela sociale dei lavoratori, facilmente reperibile nei tanti romanzi di Dickens; contrapposizione tra una visione progressista ed una conservatrice, che Orwell riesce bene a mettere in evidenza, oltre che in Dickens, soprattutto nei saggi brevi su Jack London, Rudyard Kipling e William Butler Yeats.

sabato 13 gennaio 2024

per un'altra strada fecero ritorno al loro paese...

I MAGI avvertiti …
per un'altra strada fecero ritorno al loro paese…

Una volta incontrato il Bambino non tornano per la stessa strada…
L’interpretazione immediata è la lettura morale del passo evangelico inteso come immagine e metafora della metanoia: cambiare la via, perché si è cambiato vita.
Il tono del racconto sacro sembra però sottendere qualcosa di ulteriore e con un respiro molto più ampio.
L'incontro, atteso dai secoli dei secoli , determina non solo una svolta esistenziale e individuale di carattere etico comportamentale, ma - se veramente non ci si volta indietro – un vero e proprio salto di natura ontologica e metastorica. Il non dover ripassare più per gli stati di esistenza già percorsi vuol dire- non solo per il singolo, ma per l’intera umanità ( I Magi ) - il poter cogliere qui ed ora il momento favorevole all’apice della manifestazione (Epifania) una occasione unica e irripetibile.
Kairos per intraprendere la via in una reale e regale nuova dimensione divino/umana dell’ essere.